L’eredità testamentaria e la tutela dei legittimari: il delicato equilibrio tra volontà del defunto e diritti degli eredi
Quando una persona viene a mancare, il suo patrimonio passa agli eredi secondo le regole stabilite dal nostro ordinamento.
La successione può avvenire in due modi: per legittima, se il defunto non ha lasciato un testamento e i beni vengono distribuiti secondo la legge, oppure per testamento, quando il defunto ha espresso la propria volontà in un testamento. L’ordinamento italiano riconosce un’ampia libertà di disporre dei propri beni dopo la morte, ma questa libertà non è assoluta. Esistono, infatti, delle tutele per i familiari più stretti, garantiti dalla cosiddetta quota di legittima, che rappresenta una porzione di eredità riservata per legge a determinati eredi, indipendentemente dalle ultime volontà testamentarie del defunto.
Il testamento, regolato dagli artt. 587 e ss. del codice civile, rappresenta lo strumento attraverso il quale una persona può decidere come distribuire il proprio patrimonio dopo la morte. Può essere redatto in diverse forme: il testamento olografo è scritto, datato e sottoscritto di proprio pugno dal testatore (art. 602 c.c.); per il testamento pubblico, il testatore riferisce le sue volontà testamentarie al notaio che provvede, previo accertamento dell’identità personale del testatore, a metterle per iscritto alla presenza di due testimoni. Il testamento, previa lettura a cura del notaio al testatore e ai testimoni, è infine sottoscritto da tutti i soggetti intervenuti (art. 603 c.c.); infine il testamento segreto, scritto dal testatore o da un terzo, è consegnato al notaio in busta sigillata alla presenza di due testimoni. Tale testamento può essere in qualsiasi momento ritirato dalle mani del notaio o dall’archivio presso il quale era depositato e dovrà essere pubblicato affinché se ne possa dare esecuzione (art.604 c.c.). Qualunque sia la forma scelta, il testamento deve sempre rispettare le norme stabilite dal legislatore, prima fra tutte quella che protegge i cosiddetti eredi legittimari.
La quota di legittima è una parte del patrimonio ereditario che il testatore non può sottrarre agli eredi più stretti, ossia il coniuge, i figli e, in assenza di questi ultimi, i genitori. Questa norma ha lo scopo di evitare che una persona possa escludere del tutto dalla successione i propri familiari più prossimi, garantendo loro una tutela economica. A seconda della composizione del nucleo familiare, il codice civile stabilisce con precisione le quote riservate ai legittimari.
Se il defunto lascia un solo figlio, a quest’ultimo spetta la metà del patrimonio ereditario, mentre se i figli sono più di uno, i due terzi dell’asse ereditario devono essere suddivisi tra di loro in parti uguali. Se il testatore lascia un coniuge ma non ha figli, al coniuge è riservata la metà dell’eredità, mentre se ci sono sia coniuge che figli, al primo spetta un terzo e ai secondi un altro terzo. Quando il defunto non lascia né figli né coniuge, i suoi genitori, se ancora in vita, hanno diritto a un terzo del patrimonio.
Tuttavia, il testatore può disporre liberamente della parte di patrimonio che eccede la quota di legittima, denominata quota disponibile. Questa porzione può essere destinata a chiunque, compresi amici, enti benefici o altri soggetti che il defunto intende favorire. Se un testamento dovesse ledere la quota di legittima, gli eredi lesi possono impugnare il testamento e chiedere la riduzione delle disposizioni testamentarie, in modo da ripristinare le quote minime garantite dalla legge.
Un aspetto particolarmente rilevante è quello delle donazioni fatte in vita dal defunto, che possono incidere sul calcolo della legittima. Se il testatore ha donato parte del suo patrimonio a terzi o a uno degli eredi, al momento della successione sarà necessario ricorrere la collazione, ossia il ricalcolo dell’asse ereditario tenendo conto delle donazioni effettuate, per evitare che un legittimario venga svantaggiato rispetto agli altri. Se le donazioni hanno compromesso la quota di legittima, gli eredi possono agire con un’azione di riduzione, finalizzata a riportare l’asse ereditario entro i limiti previsti dalla legge.
La successione testamentaria rappresenta un equilibrio tra la volontà del defunto e la necessità di garantire una tutela minima ai familiari più stretti. Se da una parte il testatore ha il diritto di disporre liberamente del proprio patrimonio entro i limiti della quota disponibile, dall’altra la legge protegge gli eredi legittimari da eventuali esclusioni ingiustificate. Pertanto, in tale ottica, è fondamentale, per chi intende redigere un testamento conoscere la normativa, o/e affidarsi ad un professionista, in modo da evitare contenziosi e garantire una corretta distribuzione del proprio patrimonio nel rispetto della legge e dei familiari.
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